La libertà di informazione è costantemente minacciata a livello mondiale e l’Italia non rappresenta di certo un’eccezione in questo quadro, secondo cui solo il 17% della popolazione mondiale vive in paesi dove la stampa è ritenuta pienamente libera. A lanciare l’allarme è la Freedom House, organizzazione indipendente fondata nel 1941 negli Stati Uniti d’America. L’ istituto di ricerca, finanziato prevalentemente con fondi governativi, è situato a Washington e dal 1980 pubblica approfonditi rapporti annuali sulla libertà di informazione in 195 paesi, avendo come obiettivo la promozione della democrazia liberale nel mondo. Nel rapporto “Freedom of Press” del 2009 (consultabile al sito www.freedomhouse.org) l’Italia risulta essere il fanalino di coda dell’Europa in termini di libertà di stampa. Il nostro paese viene declassato da paese “libero” (Free) a “parzialmente libero” (Partly free) rappresentando l’unico caso nell’Europa Occidentale, seguito solo dalla Turchia. Su un punteggio che va da 0 (i Paesi più liberi) a 100 (i meno liberi), l’Italia ha ottenuto 32 punti, ribaltando il rapporto del 2008. Se è vero che la classificazione attuale è dovuta ad una serie di ragioni, l’istituto chiarisce le motivazione di questa posizione: “Nonostante l'Europa Occidentale goda tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media". Il peggioramento della situazione sembra essere legato proprio all'aumento del ricorso ai tribunali e ai processi per diffamazione. Nella classifica generale l'Italia è al 73° posto - a pari merito con Tonga – ed è preceduta da Benin ed Israele. Karin Karlekar, la ricercatrice che ha condotto l’indagine, punta l’indice sul ruolo del nostro Presidente del Consiglio, il cui ritorno nel 2008 rappresenta il problema principale dell’Italia “avendo risvegliato i timori sulla concentrazione dei mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida”. Karlekar ritiene che per l'Italia sia urgente "affrontare il nodo della concentrazione dei media nelle mani di un solo magnate: è un caso unico al mondo”. La libertà di stampa sembra radicata soprattutto nel nord d'Europa e nei paesi scandinavi: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia occupano le prime posizioni mondiali per il rapporto. La pesante situazione è aggravata dal fatto che la notizia è passata inosservata in Italia. Quasi a voler confermare i risultati dell’indagine svolta dall’istituto americano, pochi media (fatta eccezione di alcune testate online) hanno riportato i dati presentati, sottovalutando un campanello d’allarme che andrebbe invece analizzato profondamente. Miriam Vitale
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