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Consigli al Partito Democratico
Chi l'ha detto che le europee sono perse? Basterebbe poco per voltare pagina e raccogliere la sfida

Una manciata di consigli concreti per un partito che sembra disastrato, e che probabilmente lo è per davvero, ma che con poche e semplici mosse (ma decise) potrebbe recuperare e ripartire.

Non darsi per vinti (e neanche per vincitori). Chi ha stabilito che il Partito Democratico ha già perso le europee? Chi l'ha detto che la partita non si può ancora ribaltare e vincere? A sentire certe affermazioni sembra che la disfatta democratica e il trionfo berlusconiano siano cosa già scritta. E' come nelle profezie autoverificantesi tanto care agli economisti: un evento accade solo perché le persone credono che accadrà. Detto in modo più chiaro: presentarsi al paese come rassegnati alla sconfitta sicuramente non porterà nuovi consensi. Bisogna comunicare entusiasmo, ottimismo, fiducia nel futuro, oltre a tanta voglia di fare.

Iscriversi al Partito Socialista europeo. Nel Parlamento europeo, oramai, la dialettica politica è imperniata sul confronto tra la sinistra del Partito Socialista e il centrodestra del Partito Popolare, come nella maggior parte dei paesi dell'Unione. Poi ci sono numerosi formazioni minori, ma i principali partiti fanno tutti più o meno riferimento ai due grandi movimenti del PSE e del PPE. Perché solo in Italia il principale partito di sinistra dovrebbe fare storia a sé?

Indire primarie vere, competitive. Le primarie del 2005 e del 2007 hanno riscosso un notevole e inaspettato successo, confermando quanto la base democratica abbia voglia di partecipare e rivelando che ci sono ancora centinaia di migliaia di persone, dal Piemonte alla Sicilia, dispostei a dedicare ore del loro tempo alla politica partecipata: non solo pagando un euro e votando per le primarie, ma anche contribuendo ad allestire i gazebo e a gestire le consultazioni. La voglia di partecipare di tante persone è un capitale inestimabile che nessun'altra forza politica italiana possiede nella stessa misura: perché continuare a tradire questa cittadinanza attiva, dando ad essa la possibilità di votare per cariche che di fatto sono già state attribuite, come tradizione, dai vertici del partito? Perciò il Pd deve organizzare entro l'anno primarie vere, competitive, coi big del partito (possibilmente qualche volto davvero nuovo) che si scontrano in modo duro ma schietto e alla luce del sole, e abbandonare i plebisciti degli anni passati.

Ribaltare la morale corrente. E questa è la cosa forse più difficile, perché richiede uno sforzo attento e di lungo, se non lunghissimo periodo. Milioni di italiani, soprattutto giovani, associano al centrosinistra caratteristiche come la seriosità, la nebulosità, la mancanza di chiarezza, addirittura il pessimismo e il disfattismo; mentre associano al centrodestra caratteristiche come il decisionismo, la prontezza, il successo, l'autorevolezza, l'ottimismo. Probabilmente molti di questi pregiudizi sono stati instillati (oltre che dai tanti autogol del centrosinistra) da Berlusconi e, più in generale, da tutta la classe politica del centrodestra così presente nei media e abile col linguaggio: i sorrisi smaglianti, le parole affilate, la dizione chiara, le argomentazioni sintetiche... dovremmo prestare attenzione al linguaggio parlato dai politici, anche nelle sue manifestazioni apparentemente più semplici, perché questo linguaggio nella maggior parte dei casi è frutto di uno studio accurato. E' arrivato il momento di ribaltare certe convinzioni e di spiegare agli italiani, specie ai più giovani che troppo spesso sono digiuni e analfabeti di politica, quanto c'è di ottimista, pragmatico e autorevole in una seria politica di sinistra e quanto c'è invece di ammuffito, stantio e regressivo in certe politiche xenofobe, guerrafondaie e ultraliberiste.

Non imitare il linguaggio berlusconiano. Contrariamente a quanto molti pensano, comunicare efficacemente non significa necessariamente simulare lo stile di Silvio Berlusconi. Che per certi versi è unico e inimitabile. Ma, anche se fosse imitabile, saremmo ben lieti di lasciarlo nel suo brodo, perché il Partito Democratico ha bisogno di uno stile suo: asciutto, pragmatico, concreto. Serio senza essere serioso.

Proporre una nuova legge elettorale. In attesa del referendum elettorale, che tuttavia anche in caso di esito positivo non migliorerebbe di molto la situazione, il sistema attuale è a dir poco disastroso. E' probabile che col vecchio sistema maggioritario l'Unione di Prodi avrebbe stravinto le elezioni del 2006 governando per cinque anni in modo stabile; ma come ricorderete la Casa delle Libertà modificò unilateralmente la legge elettorale a ridosso delle elezioni pur di garantire l'ingovernabilità al centrosinistra: dimostrando coi fatti di essere talmente e visceralmente legata al potere da mettere a repentaglio le sorti dell'intero paese pur di ottenere il proprio tornaconto. Adesso il Pd non deve dimenticare questa questione, solo perché è lontana nel tempo, e deve avanzare proposte. Potrebbe andare bene anche un proporzionale con sbarramento al 4%, come alle europee.

Non combattere le battaglie perché si possono vincere. Ma combatterle perché sono giuste. Anche se destinate a una sconfitta o a scontentare gli elettori. Fare politica non significa fare marketing: non si tratta di conquistare consumatori o fette di mercato, ma di presentare all'intera opinione pubblica (anche quella che ha votato l'altro schieramento) un'idea di paese. E quest'idea di paese va perseguita con coerenza, anche quando ha delle conseguenze scomode.

A sinistra, una celebre copertina del settimanale satirico Cuore: correva l'anno 1991 ed era appena nato il Pds. Il giornale ironizzava sulle sue divisioni: è passato tanto tempo, ma il problema della sinistra rimane sempre lo stesso. Adesso è venuto il momento di voltare pagina.

Antonio Cilardo

direttore@tuttiinpiazza.it

03/03/2009
 
 
 
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