In un periodo di nuove uscite in libreria è bene tenere a mente anche testi editi tempo addietro e che per qualche ragione ci sono sfuggiti. Come “Il resto di niente” di Enzo Striano, romanzo storico che ricostruisce la storia della Napoli di fine ‘700, ed in cui in primo piano emerge la figura della marchesa Eleonora de Fonseca Pimentel. Poetessa, scrittrice, nonché una delle prime giornaliste europee, di origini portoghesi, è costretta a trasferirsi con la sua famiglia a Napoli ancora bambina. La vita perciò la mette fin da subito alla prova, sottoponendola ad una doppia fatica: “quella normale d’una ragazzina che sta imparando a vivere, quella d’una persona che deve costruirsi un paese al quale affezionarsi, dove disegnarsi un futuro”. Istruita e avida di conoscenze, appena quindicenne è introdotta nei salotti culturali, dove ha modo di stringere amicizia con i più grandi intellettuali del tempo. Anche se divenuta poetessa di corte però Eleonora è pur sempre una donna e quindi, secondo un’ancestrale mentalità, una componente del sesso debole. Consapevole della condizione di inferiorità prospettatale dalla realtà a lei contemporanea, finisce per accettare un matrimonio d’interesse, nonostante ciò comporti la rinuncia a parte della propria libertà. “La propria esistenza le sembrava prossima a chiudersi. Per riprendere poi, immediatamente, ma diversa. Come Leonòr fosse sul punto di salutare garbatamente e andar via, per cedere il posto a un’ignota signora a lei identica solo nell’aspetto esteriore”. Ben presto, però, non solo riconquista la propria libertà ma lotta anche per quella degli altri. In un’esistenza tutt’altro che facile, inserita in un contesto storico segnato dal fallito tentativo della rivoluzione del 1799, mostra una duplice indole: a volte è fragile, quasi ingenua; altre è tenace, rivoluzionaria, sempre pronta a ricominciare, lasciandosi alle spalle i dolori più profondi. Del resto è fondamentalmente proposta come una donna di frontiera, che si batte in difesa delle proprie ideologie politiche, i cui scritti mirano ad educare la plebe, ossia a rendere consapevole la maggior parte della popolazione, i lazzari, della loro inettitudine. Ma è anche una donna che, dopo innumerevoli vicissitudini, apprende da quegli stessi lazzari una cruda realtà: “Accussì adda ì (così deve andare).Tu non ce può fa niente. Il resto di niente”. Un romanzo emozionante, corale, ma allo stesso tempo il ritratto di una donna che rimane nella memoria di chi lo legge. Angela Lonardo
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