Contano più le persone o le organizzazioni? Il talento o la struttura in cui il talento viene incardinato? E’ questa la domanda che si pone Vincenzo Moretti, napoletano di Secondigliano, docente non convenzionale di Sociologia dell’organizzazione presso l’Università di Salerno, una vita nel sindacato (la Cgil, per la precisione). E’ più importante l’elemento personale o collettivo, dunque? Come sempre la verità sta nel mezzo: la persona preparata e di talento è decisiva, ma poco può fare se non cresce e lavora nell’ambiente adatto. Ma Moretti, alla fine del suo percorso, propende nettamente per l’elemento sociologico rispetto a quello psicologico: il talento, la persona, il singolo non è nulla se non opera in un ambiente fecondo di spunti, ricco di interazioni, serendipitoso (dove per serendipity si intende la capacità, da parte di una mente adeguatamente preparata, di trarre un vantaggio da quegli elementi casuali e anomali che si manifestano durante ogni percorso di ricerca, dove non tutto può essere previsto e pianificato). Ed è per questo che le nostre menti migliori, per avere un futuro, devono espatriare e trovare ospitalità in paesi come il Giappone, meta del viaggio descritto in questo diario. Paesi che, a differenza del nostro, investono cospicue percentuali del prodotto interno lordo in ricerca scientifica e attraggono giovani ricercatori che, in Italia, vivrebbero letteralmente di stenti. “Enakapata - Storie di strada e di scienza da Secondigliano a Tokyo”, edito da Ediesse, è il diario scritto a quattro mani dal professor Moretti e da suo figlio Luca, bassista in una band napoletana ed esperto di cultura giapponese, dove i pensieri e le immagini di vita quotidiana, col loro entusiasmo e la loro ironia, si intrecciano con le riflessioni più tecniche del ricercatore che si reca in Giappone per osservare da vicino l’istituto Riken, prestigioso centro di studi nel campo della fisica. I due “naponici” (napoletani e nipponici) rimangono affascinati da una cultura lontana anni luce dalla nostra, dove tutto sembra scorrere in modo ordinato e funzionale. Dove tutto sembra avere un senso perché ci sono valori forti, regole comuni e una ferrea logica del rispetto, della cortesia, dell’ospitalità. Sullo sfondo c’è sempre l’amata Napoli, che proprio in quei giorni viveva i momenti drammatici dell’emergenza rifiuti: e i due viaggiatori soffrono un po’, si chiedono perché da noi persiste un degrado senza soluzione mentre nella megalopoli di Tokyo (35 milioni di abitanti) folle oceaniche convivono in modo pacifico e razionale come se fosse la cosa più normale e scontata di questo mondo. Antonio Cilardo direttore@tuttiinpiazza.it
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